Campaña
del Puente de Aubonne Contra la Represión y la Impunidad |
|||||||||
|
07/09/2006 Contatti per la stampa : G8 di Evian (2003): Il
tribunale conferma l’impunità della polizia svizzera 7 mesi dopo l’assoluzione di due poliziotti che hanno sfiorato l’omicidio di due attivisti anti-G8 nel 2003, il tribunale del Cantone svizzero di Vaud oggi ha deciso di respingere il ricorso presentato dai due attivisti, l’inglese Martin Shaw e la tedesca Gesine Wenzel. Dopo la scandalosa assoluzione di Marc Poget e Michael Deiss del 17 febbraio 2006, il tribunale del Cantone di Vaud ha deciso di respingere il ricorso. Gesine Wenzel, salvata solo grazie all’intervento degli attivisti sul ponte che hanno afferrato la corda a cui era appesa dopo che l’agente Deiss l’aveva tagliata, ha dichiarato : « Spero che questa decisione chiarisca una volta per tutte che tale sistema è corrotto. Tutti i discorsi sulla giustizia imparziale e sull’uguaglianza di fronte alla legge sono pura ipocrisia. Noi siamo stati condannati per aver messo in pericolo la vita degli automobilisti, mentre i due agenti di polizia che ci hanno quasi ammazzato sono stati assolti una volta ancora. Ora la corte d’appello ha mostrato senza ombra di dubbio che non c’è modo di inchiodare la polizia svizzera alle proprie responsabilità persino quando i suoi abusi di potere sono ripresi in video. Il nostro caso è solo la punta dell’iceberg. Questa, in Svizzera, è considerata « giustizia ».” Martin Shaw non si riprenderà mai del tutto, dopo la
caduta di 23 metri che gli ha ridotto un piede in frantumi e rotto la schiena.
In teoria, tocca al Cantone di Vaud pagare i risarcimenti poiché esso
è responsabile dell’azione dei suoi agenti ; ma questa sentenza
di assoluzione potrebbe fornire un pretesto per negare gli indennizzi. Finora,
il governo del Cantone di Vaud non ha nemmeno offerto le sue scuse o tentato
in alcun modo di rivedere le strategie delle forze dell’ordine, nonostante
sia emerso chiaramente durante il processo che, da parte della polizia, vi sia
stata totale mancanza di informazione, comunicazione e coordinazione. L’appello era l’ultima possibilità legale per mettere sotto accusa la polizia per la sua condotta. Non c’è alcuna possibilità di ricorrere ad una corte superiore, a causa di una norma che proibisce ai cittadini di denunciare un agente di polizia al livello federale. L’avvocato degli attivisti, Jean-Pierre Garbade, ha dichiarato “ E’ chiaro che i due agenti di polizia hanno violato la legge. Il fatto che ora la corte d’appello assicuri loro l’impunità con motivazioni davvero discutibili solleva seri dubbi sulla protezione dei diritti civili in Svizzera, visto anche l’atteggiamento del magistrato che ha rifiutato di sostenere l’accusa”. Gli attivisti sottolineano: “E` proprio questa la ragione per cui crediamo nell’azione diretta e nell’autogestione. Questo sistema vuole apparire democratico. Il G8 è l’esempio migliore della sua ipocrisia. Tale decisione ci ha confermato nelle nostre idee. La lotta continua. » Info Martin Shaw e Gesine Wenzel hanno rischiato la vita durante l’azione al Ponte di Aubonne contro il G8 di Evian del 2003, quando la polizia ha tagliato la corda che reggeva entrambi gli attivisti. Martin è sopravvissuto ad una caduta di 23 metri solo grazie alla buona sorte, ma è ormai menomato per le numerose fratture riportate. Gesine Wenzel è stata salvata in extremis dai suoi compagni sul ponte. Nel 2004, entrambi gli attivisti sono stati dichiarati colpevoli e condannati per aver bloccato l’autostrada e aver messo a repentaglio la vita degli automobilisti. Hanno sporto denuncia contro la polizia, ma è stata inizialmente respinta. Solo dopo un appello, il processo contro l’ufficiale superiore Claude Poget e l’agente che ha tagliato la corda, Michael Deiss, è iniziato nel gennaio di quest’anno. Il giudice ha stabilito che i responsabili per l'accaduto sono stati gli stessi attivisti, poiché se essi non si fossero sospesi al ponte, la polizia non avrebbe potuto tagliare la corda. Inoltre, anche gli occhi più benevoli hanno dovuto ammettere che la polizia ha commesso diversi errori, prevedibili per lo stress a cui erano esposti e per il fatto che tale forma di azione di protesta fosse a loro sconosciuta. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 20/02/2006 La polizia Italiana e Svizzera vengono processate contemporaneamente per la loro brutalitá durante i vertici del G8 Da lunedí 13 febbraio le forze di polizia svizzere a italiane verranno contemporaneamente processate per la loro brutalitá contro i manifestanti durante i vetrtici del G8. Mentre continua il processo contro 29 ufficiali della polizia italiana, per la loro mano dura durante il G8 del 2001 di Genova, lunedí in Svizzera due agenti della polizia dovranno difendersi in tribunale dalle accusazioni di aver quasi ucciso due manifestanti durante il G8 di Evian, nel 2003. In giugno del 2003, un climber inglese e una climber tedesca vennero quasi ammazzati dalla polizia che taglió la loro corda d’arrampicata durante un’azione sul ponte di Aubonne in Svizzera. Dal 13 al 15 febbraio tre giudici presiederanno il processo a Nyon, che include piú di 25 testimoni, compresi alcuni carichi superiori della polizia e gli attivisti che si trovavano sul ponte. La domanda in cui si centra il caso é accertare se gli agenti ignorarono degli ordini o piuttosto li eseguirono. Si attente il verdetto giovedí o venerdí. Dopo quasi 3 anni di duro lavoro per cambiare un giudice parziale che cercó di chiudere il caso, vincendo un appello alla Corte Suprema e portando il caso all'attenzione del Parlamento, la polizia si dovrá finalmente difendere in un’udienza pubblica invece di potersi nascondere dietro l'armatura burocratica che la suele proteggere. Uno di loro è il sergente maggiore Claude Poget, residente a Vaud, ufficiale sul ponte e risponsabile di aver creato la situazione critica nella quale vennero ignorati gli ordini e le norme di sicurezza. L'altro è Michael Deiss, l’agente che taglió la corda. In fatti lui era solo l’autista di una volante ma, all’essersi coinvolto con gli attivisti, ha disubbidito agli ordini della sua funzione. Sono accusati di danni corporali severi con negligenza (secondo l’articolo 125 del codice penale svizzero). Tra i danni corporali severi sono inclusi delle lesioni permanenti e serie a Martin Shaw: la schiena rotta, il bacino posteriore rotto e un piede frantumato. Martin non si recupererà mai competamente da queste lesioni e questo gli impedisce di lavorare da elettricista come faceva prima. Le accusazioni, inoltre, includono il danno morale ai danni di Gesine Wenzel che per più di un anno ha sofferto di disordine da stress post-traumatico, una patologia clinicamente riconosciuta. Gli attivisti ed il loro avvocato Jean-Pierre Garbade sono convinti che si tratti di qualcosa più grave che di negligenza. "Abbiamo la intenzione di dimostrare al tribunale che la polizia sapeva che c'erano gli attivisti pendenti dal ponte, prima dell' arrivo di Poget e Deiss sulla scena", dice l'avvocato. "Dal momento che sono arrivati, avevano soltanto un obiettivo -
di fare passare il convoglio diretto al G8, a qualunque costo. "Non
me ne frega se i climbers si rompono il collo!”, ha sentito dire
all' ufficiale superiore un attivista sul ponte che testimonierà
durante il processo. "Per quanto ne sappia è la prima volta in piú di 20 anni che la polizia é sotto processo. Se paragonato con il numero di denunce per violenzia provenienti della polizia, concludiamo che questo processo è un'eccezione rara e che nella maggior parte dei casi la polizia gode dell' impunità", dice Gesine Wenzel. "Il modo in cui la polizia si è comportata sul ponte riflette il modo in cui il G8 si sta comportando quando impone le proprie politiche neoliberali: nessun rispetto per la vita. Il denaro e il potere sono piu importanti che la gente ed il pianeta." dice Martin Shaw. Gesine Wenzel dice "la loro sistematica repressione è una
conseguenza logica del fatto che si sta sviluppando una resistenza a questo
ordine economico e statale. In tutto il mondo la gente si sta organizzando
per resistere alle politiche neoliberali. Abbiamo l’idea di un mondo
in cui le persone possano vivere una vita libera e auto-organizzata. Ed
é la nostra solidarietà che ci dà la forza di lottare
per essa." |
|
||||||||||||||